Gruppi psicoterapeutici orientati analiticamente sono uno strumento terapeutico utilizzato oggi dai Soci di ACANTO sia in ambito privato che in ambito pubblico.
Tale possibilità è stata esplorata fin dagli inizi del secolo scorso da alcuni ricercatori i cui capostipiti sono T. Burrow, per la psicoterapia di gruppo, e Moreno, per lo psicodramma analitico. L’attenzione verso il piccolo gruppo nasce dall’esigenza di trovare uno strumento alternativo a quello delle relazioni terapeutiche in cui il terzo è presente come oggetto fantasmatico. Lo stesso Freud affronta la psicologia dei gruppi dal punto di vista teorico in alcuni dei suoi scritti più importanti, ma la sua attenzione è stata particolarmente attirata dai grandi gruppi umani cosicché la psicologia dei piccoli gruppi può essere considerata “l’anello mancante” della psicoanalisi freudiana. Il gruppo psicoterapeutico orientato analiticamente si avvale di una serie di esperienze e di teorizzazioni che hanno come punto di riferimento i lavori di Bion e di Foulkes. Il gruppo psicoterapeutico si presenta come un oggetto complesso che introduce le caratteristiche del gruppo primario. La nascita del gruppo è legata ad una coppia di genitori formata dal conduttore e dalla istituzione di riferimento (o anche un corpus teorico istituzionalizzato) che attraverso le interazioni reciproche danno vita ad un campo emotivo adatto alla relazione tra persone. In tale spazio è possibile l’espressione di pensieri, emozioni, fantasie e sogni.
L’attitudine terapeutica del conduttore facilita il rendere pensabili e condivisibili quelle emozioni che, fino a quel momento, potevano soltanto essere rimosse, proiettate, agite o espresse attraverso il corpo. Il conduttore restando in contatto e nello stesso tempo rielaborando sia la conflittualità intrapsichica che quella interpersonale rinuncia a dirigere il gruppo verso mete specifiche e accetta piuttosto i peculiari percorsi di crescita di ogni singolo gruppo. In questo senso il gruppo psicoterapico orientato analiticamente è fedele al metodo delle “associazioni liberamente fluttuanti” indicato da Freud come elemento fondante della psicoanalisi individuale.
L’intrecciarsi di esperienze a cui è possibile conferire un significato nel momento in cui compaiono può creare un campo relazionale adatto alla ricerca di percorsi personali tendenti a ridurre il dolore psichico e a favorire la crescita emotiva.